Durante questa impegnata settimana della moda, siamo stati alla presentazione di MINIMAL TO, brand fondato nel 2011 da un team di tre giovani designers: Elisa Mazza, Danila Olivieri e Stefano Sberze. Con molteplici successi alle spalle, finalisti di Vogue Talents, hanno già creato collezioni all’insegna di una sofisticata e ricercata essenzialità, pregna di cultura e di interesse nelle società odierna e moderna, con un’identità e un carattere molto forti e riconoscibili.
La presentazione della primavera estate ha luogo in una stanza chiusa, ai Bagni Misteriosi di Milano. Il primo impatto che si ha all’ingresso è di completo smarrimento e stupore, una stanza buia e luci e immagini e suoni e proiezioni sul soffitto. Un “bombardamento” di informazioni e di emozioni contrastanti che si faticano a controllare e tradurre. Situazioni come questa sono quelle che ci piacciono, comprendiamo la ricerca e l’avvicinamento a qualcosa di ulteriore, comprendiamo come ci sia uno spessore culturale nella scelta di presentare una collezione con questa modalità.
C’è molto di più dietro, infatti. C’è qualcosa che ci ferma dalla frenesia della mera moda dell’apparenza e che ci fa capire, invece, che gli abiti, i tessuti, le forme, lo studio, la ricerca e le scelte artistiche e progettuali SONO (e devono essere) l’ulteriore mezzo di espressione e di comunicazione verso una massa; C’è una volontà di educare lo spettatore a ciò che vede. Ci permettono di approfondire e osservare con più attenzione uno spaccato della nostra epoca e di guardarlo in altre declinazioni. Un’epoca ormai snodata e colma di superficialità, di un endless scrolling su instagram, di noia e di likes, di followers e di pretending to be famous. (inserimento di termini in inglese voluto, fa figo ci hanno detto.)
Dal loro manifesto creativo leggiamo una frase che sintetizza in modo ineccepibile:
“Everyday is a constant bombardment of images. Your memory cannot be labile and fragile like an instagram sotyr. Your Ram is not endless. Empty your inner “cache” and make space. Shed Light“
E allora avete ragione: Facciamo spazio per un po’ di LUCE, che è ciò che veramente conta.
Installazione: è una performance artistica. Una proiezione di 13 mt sul soffitto che riproduce storie di instagram all’infinito e che viene ciclicamente interrotta dalla performance./ Una scheda di programmazione controlla un circuito costituito da un percorso di strisce di rame e di led, quattro paralumi e 4 piedistalli./ I passi delle performers, a contatto con il percorso perimetrale di c.a. 20 mt, attivano e modulano la luce dei paralumi e dei led.
Progettazione: FabLab Torino
Lampade e Paralumi: Creative Cables
Words and photos by Giulia Mantovani