PITTI IMMAGINE UOMO 96: TRA PASSATO E FUTURO
Siamo ancora una volta nelle Grotte di Fortezza da Basso, in occasione di Pitti Immagine Uomo 96, che chiude oggi le proprio porte. “Pitti Uomo” – citiamo Olivier Saillard, ideatore e curatore della mostra Romanzo Breve di Moda Maschile – “è per la moda maschile quello che Cannes e Venezia sono per il cinema”. E in occasione di questo n.96 svelatosi questo Martedì 11 Giugno, la Fondazione ci spinge ad ammirare con gli occhi (e ricordare in silenzio) trent’anni di moda uomo vissuti assieme a Pitti Immagine Uomo, dal 1989 all’attuale 2019.



Romanzo Breve è sia un catalogo, curato appunto da Olivier Saillard, e una mostra che ci permette di rivivere trent’anni di moda uomo e della sua evoluzione, incrociandosi con la storia del Made in Italy, e riportando alla luce ricordi e influenze di Guest Designers e talenti internazionali, che in diversi momenti della sua storia sono stati protagonisti dell’evento. Uomini e donne “che hanno fatto della moda maschile un soggetto creativo”, sorprendendoci con scenografie audaci, a volte classiche, altre volte folli.
E a proposito di guest designers dal background internazionale, una dei protagonisti di questa edizione di Pitti Immagine Uomo è la verve creativa cinese. Firenze apre le sue porte, in questa stagione del 2019, e diventa una delle passerelle della Shanghai Fashion Week, col progetto GUEST NATION. A partecipare sono 10 designer, scelti da Labelhood, curatore del progetto, retailer e incubatore di designer emergenti Made in China. Il risultato è un blend esotico di moda e arte, Oriente e Occidente; un’esperienza ricca di spunti ed inspirazione, dove le parole chiave sono “sperimentazione” e “contaminazione”. Dove gli abiti dell’ospite d’onore, il duo cinese PRONOUNCE, ci riportano alla mente non solo designs dallo stampo eco-sostenibile scandinavo, ma immagini della fotografa – anche lei cinese e presente allo stesso evento – Leslie Zhang.
“Sarà la prima volta che un brand cinese di ricerca salirà in passerella al Pitti Uomo” – ha detto Lapo Cianchi, segretario generale della fondazione – “La Cina è diventata uno dei territori più fertili e dinamici a livello globale per la sperimentazione nel fashion”. Lo stesso duo PRONOUNCE, fondato solo nel 2016, è già stato candidato al Woolmark Prize International e al GQ Presents nel 2017, ed è già stato vincitore del The Last Fashion Buzz (Pitti Uomo 91). I due fondatori, Yushan Li e Jun Zhou sono entrambi nella lista di Forbes dei 30 UNDER 30 (2017 e 2018), sostenitori avantgardisti del concept di Gender Sharing. Come se non ci fossero limiti ne ostacoli, – volti quasi eletti dell’ottica millennial – i due sembrano essere in grado di sfondare qualsiasi confine e stereotipo, sia questo culturale, geografico e di genere.
“Made in China is no longer a dirty word” ha detto Jason Wu, designer Taiwanese, solo poco più di un mese fa. La stessa Leslie Zhang, fotografa ospite al Pitti Immagine Uomo 96, che lavora principlamente con moda e ritratti, dice che la sua principale fonte d’inspirazione sono i suoi ricordi e l’infanzia passata in Cina. Lo scopo delle sue fotografie è quello di ricreare gli stessi ambienti, gli stessi sentimenti, gli stessi colori. Le sue foto sono estemporanee, eleganti, ma la forte presenza del giallo e del rosso vermiglio – colori fondamentali nella tradizione e nell’immaginario collettivo e culturale cinese – non va ignorata.
Alla fine di quest’edizione di Pitti Immagine Uomo, la presenza di menti creative come Leslie Zhang, PRONOUNCE, e dei restanti designers cinesi che hanno collaborato con il progetto GUEST NATION CHINA, è stata fondamentale. Il punto dell’iniziativa è quello che in realtà dovrebbe essere il punto dell’evento Pitti Immagine e della fondazione in generale, cioè esplorare nuovi scenari creativi e spingere i confini della moda contemporanea, attraverso e – specialmente – oltre l’estetica che ritroviamo ogni giorno nel nostro quotidiano. Oltre quello che consideriamo estetica. Oltre quello che consideriamo, verso quello che non consideriamo, quello che ignoriamo o di cui a volte ci dimentichiamo.